La ristrutturazione per l’efficientamento energetico e l’isolamento termico deve tener conto anche dell’umidità di risalita
Numerosi studi condotti nel settore della tecnologia delle costruzioni hanno determinato che la presenza di umidità nelle murature provoca l’insorgere di diverse patologie dell’organismo edilizio (come anche in quello umano a livello di salubrità degli ambienti), con gravi conseguenze in termini di decadimento delle prestazioni meccaniche e termiche delle murature. È stato infatti dimostrato che al crescere del grado di presenza di acqua nei materiali costruttivi si verifica un drastico abbassamento dei livelli di rendimento strutturale ed energetico dell’edificio.
Particolarmente evidenti, sono gli effetti dell’umidità sulla conduttività termica – e quindi sulla dispersione termica – dei materiali costruttivi (intonaco, laterizio, legno) bagnati che possono incrementarsi anche di oltre il 200% rispetto ai corrispondenti valori dei medesimi materiali asciutti (ovvero con un contenuto d’acqua non superiore al normale valore fisiologico). Lo studio specifico, condotto dai ricercatori delle Università di Cassino e Salerno, è stato pubblicato nel 2012 sulla rivista tecnica “Casa & Clima”.
Non meno eclatanti sono gli effetti dell’umidità sull’inerzia termica dei materiali da costruzione e sulle prestazioni energetiche dell’involucro edilizio, misurati attraverso specifici studi condotti da vari Atenei italiani ed europei (Università di Roma TRE, Universitat Politècnica de Catalunya Barcelona, University of Salford UK). Detti studi hanno dimostrato come la presenza di umidità incida in maniera considerevole sull’inerzia termica dei materiali e di conseguenza sulle prestazioni energetiche dell’intero involucro edilizio, facendo registrare una riduzione delle condizioni di comfort ambientale interno.
Inoltre, le analisi energetiche condotte su edifici esistenti hanno evidenziato forti discrepanze tra le prestazioni di progetto – desunte da modellazioni relative a condizioni di esercizio teoriche in assenza di umidità – e il reale comportamento rilevato in opera, degli elementi tecnologici indagati in presenza di umidità. Tali discrepanze, attribuibili all’estrema variabilità dei parametri correlati all’umidità interna ai paramenti murari, si traduce in una sostanziale difformità tra i consumi energetici teorici dell’edificio e quelli reali.
Appare evidente, quindi, che il progettista debba tenere conto dei fenomeni connessi alla presenza di acqua all’interno degli elementi costruttivi, affrontando il tema del risanamento delle murature dall’umidità preliminarmente – o quantomeno in parallelo – rispetto agli interventi di adeguamento strutturale/sismico e/o di efficientamento energetico poiché, in caso contrario, qualsiasi intervento sull’edificio risulterebbe fortemente inficiato dalla continua presenza dei contenuti umidi all’interno delle strutture murarie.
L’umidità di risalita capillare e la Tecnologia a Neutralizzazione di Carica (CNT®)
Nei casi in cui la presenza di umidità all’interno delle murature sia determinata da fenomeni di risalita capillare, alimentati dalla presenza di acqua nel terreno posto a contatto con le murature stesse, diventa dunque prioritario un intervento di prevenzione e risanamento dall’umidità, volto a ripristinare la condizione di “muri asciutti”, corrispondente alla configurazione teorica di norma assunta in sede di progetto, come “normale condizione di esercizio”.
Questo fondamentale obiettivo può essere conseguito solo mediante l’applicazione della Tecnologia a Neutralizzazione di Carica (CNT®) l’unica metodologia contro l’umidità di risalita ufficialmente riconosciuta come metodo scientifico a seguito delle osservazioni e verifiche sperimentali condotte da molte importanti università. A tale riguardo si cita, in particolare, il volume “Il risanamento delle murature affette da umidità da risalita capillare – Il metodo CNT” redatto dagli studiosi Prof. R. Castelluccio e Ing. PhD V. Vitiello dell’Università Federico II di Napoli, che rappresenta la sintesi di uno studio molto approfondito, condotto nell’ambito di uno specifico dottorato di ricerca internazionale (finanziato da MIUR e Unione Europea) e basato sull’analisi della banca dati di oltre 4.000 installazioni CNT effettuate in oltre un decennio in tutta Italia.
Tale studio, oltre a confermare sperimentalmente e in modo definitivo l’assoluto grado di sicurezza e di efficacia della CNT® sia nel breve che nel lungo termine, ha anche consentito di rivelare la profonda differenza sussistente tra i vari metodi elettrici (basati sul meccanismo di “inversione di polarità” della muratura) e la tecnologia CNT® (basata sulla “neutralizzazione di carica” dell’acqua), differenza che si traduce nel risultato di totale e definitiva eliminazione dell’umidità di risalita per qualsiasi tipologia di materiale o epoca costruttiva, che solo la tecnologia CNT® è in grado di assicurare, proprio in virtù del peculiare principio di funzionamento che la contraddistingue.
Una corretta ristrutturazione passa, quindi, in larga misura dalla preventiva ricerca dell’effettiva presenza di umidità di risalita capillare, dalla corretta analisi del fenomeno e dalla scelta della soluzione da applicare fin da subito. Occorre però applicare una tecnologia in grado di risolvere in modo definitivo il problema e che quindi sia in grado di contribuire notevolmente sia al benessere termofisico dell’ambiente trattato, sia alla riduzione dei consumi energetici dell’intero edificio. Infatti, un ambiente più asciutto richiede meno energia primaria per il trattamento della climatizzazione interna (sia in termini di riscaldamento che di deumidificazione e/o ricambio d’aria) e consente di ridurre le emissioni in atmosfera, contribuendo così al miglioramento della qualità dell’aria con effetti positivi sulla salute delle persone che lo abitano, sull’ambiente e sul riscaldamento globale.