Villa Reale: un patrimonio culturale e storico recuperato
A distanza di sei anni dalla conclusione del restauro, la Villa Reale di Monza rappresenta un esempio di successo di applicazione della tecnologia CNT per la risoluzione del problema dell’umidità di risalita nei monumenti storici.
Più di cent’anni d’abbandono e poi la rinascita, grazie a un restauro impegnativo e costoso, con un cantiere del valore di 24 milioni. La Villa Reale di Monza, capolavoro neoclassico realizzato dal Piermarini nel XVIII secolo, è stata restituita alla città e alla vita grazie alla sinergia tra un buon progetto di ristrutturazione e l’utilizzo della tecnologia CNT. Un intervento che, a sei anni di distanza dalla sua conclusione, riesce a migliorare in efficienza e prestazioni.
“Lo stato della Villa al momento dell’inizio dei lavori – afferma la Dott.ssa Giulia Putaturo responsabile del restauro e direttore tecnico della Fratelli Navarra, società specializzata in interventi di restauro, all’interno di Italiana Costruzioni – era di totale abbandono. Nel 1900, quando il re Umberto I di Savoia viene assassinato, proprio a Monza, la regina Margherita e il nuovo re Vittorio Emanuele III decidono di chiudere la villa, con l’intento di cancellare il triste evento: gran parte degli arredi vengono trasferiti a Roma al Quirinale e in altre residenze sabaude. Nel tempo la villa vive una lunga fase di grande decadenza, caratterizzata da continue occupazioni e saccheggi. Il monumento viene lasciato all’oblio, e così lo troviamo nel 2012, quando iniziamo i lavori del corpo centrale, oggetto della gara d’appalto”.
Il progetto interessa i quattro livelli: piano interrato, piano terra, piano nobile e secondo piano e riguarda sia lo stato di conservazione dello stabile sia le trasformazioni per la nuova destinazione d’uso.
“Abbiamo eseguito interventi strutturali di risanamento, consolidamento delle murature e rifacimento impianti – prosegue la dottoressa Putaturo – e restaurato l’intero apparato decorativo, che comprendeva gli stucchi delle volte, gli intonaci delle pareti, le tappezzerie, le boiserie e i pavimenti lignei”.
Sin da subito, nell’area del piano terra, destinata da progetto ad attività commerciali, ricettività e conferenze, si rendono evidenti problemi di umidità di risalita, molto estesi e marcati. “In fase di progettazione, dalle prime analisi effettuate dal Politecnico di Milano – prosegue la responsabile del restauro – emerge con chiarezza un ampio fenomeno di umidità di risalita su tutte le murature, di grande spessore e composte di mattoni e malta. La situazione veniva peggiorata anche dalla presenza del grande Parco, in cui la Villa è immersa: tutte le superfici a intonaco risultavano così molto danneggiate e compromesse”.
“Il problema dell’umidità di risalita – conferma l’Architetto Bianca Codacci Pisanelli, già dirigente dell’Ufficio Tecnico del Segretariato Nazionale del Mibac e studiosa del problema nelle murature storiche – è molto diffuso negli edifici antichi e nei monumenti e assume caratteristiche diverse a seconda dei materiali da costruzione utilizzati. Si può dire che in ogni zona si rilevino caratteristiche di tessitura muraria e chimiche differenti, date dall’impiego di malte diverse, le quali reagiscono in modo specifico all’arrivo delle molecole dell’acqua. Così in ogni situazione si presentano fenomeni specifici. Il grande problema che ci troviamo ad affrontare come Beni Culturali è di dover eliminare l’umidità, che porta a situazioni di degrado testimonianze storiche importanti, senza ricorrere a interventi invasivi e poco rispettosi dei principi della conservazione”.
Nel 2011 iniziano i lavori, caratterizzati da una lunga fase di sviluppo della progettazione esecutiva, in cui vi è una proficua collaborazione tra progettisti e Sovrintendenza. La scelta sulla tecnologia da adottare si indirizza verso la CNT, che sfrutta l’innovativo metodo a neutralizzazione di carica per l’eliminazione dell’umidità, per nulla invasivo e già utilizzato in altri restauri con ottimi risultati.
“Il metodo CNT – prosegue l’Architetto Codacci Pisanelli – agisce a livello delle superfici di contatto tra strutture murarie e terreno di fondazione, sull’intera base di appoggio dell’edificio. La tecnologia funziona a neutralizzazione di carica: l’acqua assorbita all’interno della muratura è dovuta infatti a forze attrattive di natura elettrica che i pori capillari dei materiali esercitano sull’acqua stessa. Introducendo in questo sistema un debolissimo campo elettromagnetico a bassa frequenza e totalmente innocuo, la CNT riesce ad annullare la forza di attrazione, arrestando così la risalita dell’acqua”.
“Per questo – prosegue la Dottoressa Putaturo – in fase di cantiere sono stati messi in funzione dieci apparecchi CNT a copertura dell’intero piano terra, per un’estensione di 2500 mq e, contestualmente, si è mappato lo stato di umidità iniziale grazie a un rilevamento termografico. Nel contempo, per eliminare le componenti di umidità diverse dalla risalita capillare, abbiamo realizzato una trincea drenante all’esterno della muratura della Villa, che permettesse all’acqua pluviale di dirigersi verso il parco e sono stati realizzati pavimenti con vespaio aerato. Il risultato è stato ottimo: già da subito i muri hanno iniziato a perdere umidità e a seguito di termografie intermedie effettuate in fase di cantiere, durato dal 2012 al 2014, abbiamo potuto notare la progressiva e costante asciugatura. Questo ci ha permesso di lavorare in sicurezza sulle murature, effettuare il rifacimento degli intonaci, salvando quelli decorati, in particolare quelli risalenti agli anni Venti, quando gli ambienti ospitarono alcune edizioni della Biennale di arte applicata. Decori a graffito, tricolori e molto rari, che così sono stati perfettamente ripuliti e riportati alla luce”.
Terminati i lavori, nel 2014 gli impianti CNT sono stati installati nella posizione definitiva, da cui hanno continuato e continuano tutt’oggi a lavorare senza sosta.
“Nel 2019 sono tornata, insieme alla Dottoressa Putaturo, a verificare presso la Villa il risultato dell’applicazione della tecnologia CNT – afferma l’Architetto Codacci Pisanelli – e, anche grazie a ulteriori rilievi termografici, abbiamo constatato che la muratura si è mantenuta perfettamente asciutta. Quello che mi ha particolarmente colpita, è stato il fatto che nelle aree Sud e Nord, dove non era stata applicata la CNT, c’era ancora molta umidità di risalita”.
Il restauro della Villa Reale ha permesso di restituire alla città un suo spazio, patrimonio unico e oggi vivibile, riportando alla luce, intatte, le vestigia del passato, in continuità con il presente.